La transumanza
Il territorio è attraversato dall’antico tracciato del Tratturo Magno L’Aquila-Foggia, la principale via di transumanza tra i pascoli della montagna abruzzese e il Tavoliere delle Puglie, dove le greggi erano solite svernare per fare ritorno sui monti nel periodo di Pasqua. Precisamente è in questa area che i pastori con i loro animali raggiungevano le sponde dell’Adriatico, scendendo dai Piani della Rocca in Val di Sangro. Alcuni tratti dell’antico tratturo sono tuttora percorribili con la mountain bike o a piedi senza nessuna difficoltà, con partenza dalla Cantina Frentana o dall’abbazia di Santa Maria Imbaro (vedi itinerario Tratturo Magno)
I trabocchi
I trabocchi sono spettacolari palafitte nel mare, in travi di legno di pino, collegate a terra da una passerella, nate per la pesca con una rete a bilancia sospesa su due lunghi pali che si sporgono nel mare, chiamati antenne. Secondo alcune testimonianze erano già presenti nel medioevo.
Dopo un periodo di abbandono sono stati recuperati per finalità turistiche e paesaggistiche.
Il tratto di costa tra San Vito Marina e Torino di Sangro, che è quello interessato dai nostri itinerari, è uno dei più ricchi di spettacolari trabocchi, oggi per lo più attrezzati come caratteristici ristorantini dove si consuma il pescato locale, con il mare sotto i piedi… ovviamente insieme a un calice di ottimo vino locale bianco (Trebbiano, Cococciola, Pecorino, Passerina) o Cerasuolo.
“… una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e travi, simile a un ragno colossale(…) La macchina pareva vivere di una vita propria, avere un’aria e una effigie di corpo animato. Il legno esposto per anni e anni al sole, alla pioggia, alla raffica, mostrava tutte le fibre, metteva fuori tutte le sue asprezze e tutti i suoi nocchi, rivelava tutte le particolarità esistenti della sua struttura, si sfaldava, si consumava, si faceva candido come una tibia o lucido come l’argento o grigiastro come la selce, acquistava un carattere e una significazione speciali, un’impronta distinta come quella di una persona su cui la vecchiaia e la sofferenza avesser compiuto la loro opera crudele”.
(Gabriele D’Annunzio, Il Trionfo della Morte)